Curiosità Viaggio nella storia

Mediche o streghe? Seconda parte

Se vi siete persi la prima parte dell’articolo, potete trovarlo qui. A cura di Giancarla Erba

Nell’alto Medioevo non abbiamo però solo le religiose che esercitano l’arte medica, ma incontriamo esempi eccelsi come la Scuola Medica di Salerno che accettava l’iscrizione delle donne e che ha consentito l’affermarsi di figure notevoli come Mercuriade e Trotula de Ruggero. In questa fase storica, le conquiste germaniche  determinano dei cambiamenti importanti come la nascita del feudalesimo a cui segue la modifica  dello status famigliare nel quale la figura maschile diventa molto più potente ma la donna è ancora tenuta in sufficiente considerazione: per esempio una ragazza può rifiutare il marito scelto dal padre, viene istruita all’esercizio delle armi e può diventare feudataria in caso di perdita del famigliare maschio a lei vicino. Nei primi poemi cavallereschi incontriamo diverse figure di maghe guaritrici come figure positive che si riferiscono alle guaritrici germaniche sia reali che del mito. Nella cultura germanica, la medicina era esercitata esattamente come nel resto del mondo indoeuropeo e cioè attraverso tre metodi di approccio: quello apotropaico attraverso l’incantesimo, quello chirurgico con l’uso di strumenti idonei alle operazioni sul corpo, e  quello erboristico tramite l’utilizzo di erbe per misture, applicazioni e ingestione di infusi necessari alla cura. Una delle maggiori divinità di guarigione germanica è Eir, nominata nell’Edda come la più importante figura divina in campo medico, in un poema il suo nome viene citato anche tra le Valchirie:

…La terza è Eir, la migliore fra i medici.”

Sempre nella mitologia dell’Edda sono le donne a detenere il sapere della magia e difficilmente lo condividono con gli uomini. Le figure sono diverse: la völva è una maga esperta nella divinazione e negli oracoli; la spakona era la veggente o indovina; la seidkona cioè colei che pratica la comunicazione con gli spiriti, poteva dispensare morte, sventura e malattia, inoltre poteva privare una persona di forza ed intelligenza per passarle a qualcun altro; infine c’era la fordoeda cioè la strega. Tutte queste figure  erano preposte alla cura e al risanamento nei diversi modi che la loro specificità consentiva. La medicina tra i germani era per lo più  gestita in ambito famigliare e quindi appannaggio sostanziale delle donne.

Con il passare dei secoli,  le cose per le donne vanno sempre peggio. Loro, che erano state il canale di apertura e affermazione del Cristianesimo in tutta Europa e penso soprattutto alle nobili longobarde che tanto avevano fatto per la conversione dei loro mariti, cominciano a diventare fastidiose, un peso per la classe dirigente ecclesiastica maschile che mal sopportava il potere decisionale delle donne. Il passaggio dalla medicina antica a quella medievale credo si possa sintetizzare nella monumentale opera di Isidoro, vescovo di Siviglia fino al 636  che lasciò un trattato di venti volumi: Le Etymologieae, il cui IV° volume è dedicato alla medicina e dove configura il ruolo  del sacerdote come esclusivo nel rapporto vita-morte, salute-malattia, benessere-malessere. Naturalmente questa pretesa di esclusiva professionalità scientifica del clero era ancora imbevuta di antiche ricette legate al mistico e al magico; per esempio per la febbre quartana si usava il cuore di lepre unitamente a frasi magiche di antichissima memoria che nemmeno i sacerdoti disdegnavano come supporto mistico. Esistevano giorni speciali per preparare i medicamenti legati a preghiere specifiche e pratiche apparentemente inusuali da compiere come legare una scrofa al letto, bere sangue di capretto e molte molte altre. La medicina e le conoscenze mediche migliorano, ma la donna viene prevedibilmente messa da parte e meno considerata rispetto all’uomo; ciò fa sì che per le donne si continui a perpetuare la tradizione di cura ma restando rigorosamente nell’ombra, sparendo dalle storie legate alla guarigione per entrare pian piano nelle segrete stanze dell’Inquisizione.

Il periodo della caccia alle streghe va dai primi del ‘300 al ‘700 inoltrato e, all’interno di questo lungo periodo di tempo si sviluppano due diverse figure femminili nell’ambito delle cure mediche: quelle che venivano accusate di stregoneria e altre che,  pur svolgendo questa professione anche al di fuori dell’ala protettiva dei conventi, non subivano questa sorte. Infatti, se da un lato avevamo le herbane il cui importantissimo ruolo  è stato fondamentale ma portava con sé  sempre il rischio di essere accusate di stregoneria e quindi fare anche una gran brutta fine come spesso capitava, dall’altro c’erano anche delle donne che grazie al fatto di avere magari un padre o qualche conoscente che già svolgeva l’attività di medico o speziale,  riuscivano in qualche maniera ad evitare questo tipo di accuse. Da questo si evince che nei secoli bui durante la cosiddetta caccia alle streghe, vi fu questa scissione profondissima: da una parte le donne del popolo che avevano le loro conoscenze di erbe e di cure mediche generalmente tramandate da madre in figlia e che curavano le persone del loro ceto che non avevano i mezzi per pagare un medico legalmente riconosciuto, e dall’altro queste donne che man mano poi diventeranno laureate o diplomate o comunque autorizzate a svolgere l’attività medica facenti parte della classe alta nobile o borghese. Queste mediche di famiglia ricca o nobile che hanno avuto la possibilità di svolgere la professione medica o di partecipare allo sviluppo scientifico della medicina al pari degli uomini, sono casi isolati ma indicativi di personalità non comuni dalla volontà ferrea, che in ogni caso hanno dovuto superare molti ostacoli anche solo per convincere le loro famiglie.

Queste ragazze cercavano di emergere con una formazione personale, scrivendo ricettari, antidotari e rimedi che usavano per svolgere la loro professione. Di molte di queste donne conosciamo la storia:  il minuzioso lavoro di Elizabeth Blackwell che per prima ideò degli erbari corredati dalla spiegazione sull’uso terapeutico delle piante, in pratica i primi libri di fitoterapia, nonostante un marito mezzo delinquente che doveva essere sempre tirato fuori dalle patrie galere; le ricostruzioni anatomiche di Anna Morandi, una donna che a vederla sembra la zia che ti fa la torta la domenica, ma i cui lavori  hanno dato un impulso fondamentale agli studi di anatomia, Maria delle Donne, bimba gracilina ma dalla volontà ferrea;  Florence Nightingale e la fondazione dell’istituzione infermieristica,  della sua amica Elizabeth Blackwell, con lo stesso nome dell’erborista ma vissuta cento anni dopo e che fu la prima donna laureata in medicina in America che aprì una scuola medica per sole donne pare proprio con l’aiuto della sua amica Florence. Le donne medico della rivoluzione francese,  che avevano pensato ad un ribaltamento della loro condizione proprio grazie alla rivoluzione ma che invece dal punto di vista della libertà si rivelò un totale fallimento. James Miranda Barry, originale misteriosa e ambigua il cui mistero a tutt’oggi non risulta completamente chiarito; Marie de Colombe la quale è riuscita a far entrare nel comparto scientifico l’idroterapia che fino ad allora veniva  usata dal dottor Preissnitz in maniera empirica. Marie invece si battè presso i Ministeri fino a giungere a far legittimare scientificamente questa tecnica, elaborando anche nuovi metodi di applicazione, però il suo nome è sparito nel nulla; Mary Walker che fu medica durante la Secessione e che tutt’ora in America è l’unica donna ad aver ottenuto la medaglia d’onore.

In altri quartieri, in altre abitazioni, in altri mondi c’erano quelle che poi vennero chiamate “le streghe”,  donne che svolgevano comunque un ruolo medico ma non erano riconosciute dalla società ufficiale, perché povere, perché popolane e perché facevano uso di rimedi spesso tramandati all’interno della famiglia. Quindi mentre le mediche partivano da  una posizione di forza con famiglie potenti e molto ricche alle spalle che nella stragrande maggioranza dei casi, anche quando non le appoggiavano le proteggevano, le streghe non avevano nessuno a salvarle dal destino che sarebbe loro toccato, anzi spesso venivano denunciate da parenti o vicini che avevano qualche desiderio di vendetta o ambizioni ereditarie.  Nonostante ciò anche queste donne hanno dato un grande contributo non solo alla conoscenza ma soprattutto al mantenimento della tradizione erboristica tramandandola e facendola arrivare fino a noi. La figura della strega è indissolubilmente legata a donne del mito che hanno rivestito questo ruolo, le cosidette streghe arcaiche che sono figure di rilievo come Circe Medea e Morgana, figure femminili che venivano considerate nella mitologia capaci di utilizzare erbe per  guarire oppure per fare del male e che per vari motivi venivano considerate malvagie. Circe  per esempio è descritta come “ricca di farmaci” e viene detto spesso che usa appunto i pharmaka, con i quali compie alcuni dei suoi atti; può rendersi invisibile ed è esperta in negromanzia.  Queste figure sono l’immagine di donne indipendenti, che devono lottare con le unghie e con i denti per mantere il proprio ruolo e non soccombere sempre alle decisioni di uomo…l’immagine delle streghe.

Ma da dove arrivano questi segreti, questi rimedi che le donne si sono sempre scambiate tra di loro, quelli che poi taluni  chiameranno stregonerie? Sicuramente i loro riferimenti erano la scuola greca, o quella araba, ma anche quella erboristica celtica o quella salernitana del Medioevo oppure prendevano spunto da Paracelso e dalla sua teoria delle segnature; spesso erano anche ricette tramandate in famiglia. Le cure iniziavano con delle decozioni o infusi con tre, cinque o sette erbe comunque sempre in numero dispari; se non c’era il risultato sperato si aumentava il numero delle erbe che potevano diventare diciannove, trentacinque e via via fino  a novantanove; si conosce un caso di una donna che preparò una decozione con centouno piante per ottenere il risultato sperato. Rituale era anche la raccolta delle piante e delle sostanze che servivano a comporre il rimedio curativo così come alcune pratiche che venivano utilizzate in supporto alla cura ma che avevano più un valore magico-rituale che altro. Come si è passati da essere guaritrici del popolo a donne talmente pericolose da dover essere uccise? Se all’interno della nobiltà questa inclinazione alla cura poteva essere sopportata, per quanto riguarda il popolo, le cose erano decisamente diverse, queste donne avevano la gravissima colpa di esercitare una professione che poteva sottrarre dei poveracci dal cospetto di Dio, e questo non poteva essere tollerato. Tra i passaggi che determinarono l’inizio della persecuzione delle donne, tre sono fondamentali:

    Nel 1320 Papa Giovanni XXII°, tanto capace nella gestione finanziaria della Santa Sede quanto pavido e credulone, promulgò una bolla Super illius specula con la quale chiedeva agli inquisitori di scovare il maggior numero possibile di queste creature del maligno che stipulavano un patto “cum inferno” e di condannarle al rogo.

    Nel 1484 Papa Innocenzo VIII° con la bolla Summis desiderantes affectibus ordina un maggiore impegno nello scoprire, torturare e giustiziare le streghe in tutta Europa.

    Nel 1486 viene pubblicata quella tragica opera che fu il Malleus Maleficarum, dove vengono descritti particolari raccapriccianti sulle streghe ed il loro modus operandi.

La convinzione che le “streghe” potessero tramite la magia, interferire sulla vita e sulla morte delle persone facendo un patto con il diavolo per distruggere i bravi cristiani si insinua nel pensiero comune.  Tutte queste donne accusate di stregoneria e di praticare la magia nera, in realtà spesso erano solo oggetto di invidia, maldicenza e diceria. Era considerato demoniaco il fatto che donne all’apparenza ignoranti e straccione, conoscessero gli anticoncezionali, gli antidolorifici e le piante abortive, ed aiutassero le donne del popolo ad avere parti desiderati e con meno sofferenza, alleviando il dolore con piante sedative. Certamente non poteva essere accettato che le doglie, punizione divina per il peccato originale commesso da Eva, venissero attenuate e tutte le cure ed i rimedi che non venivano da preti o medici, cioè coloro che agivano per volontà divina, erano sicuramente di origine diabolica, specialmente se le streghe riuscivano là dove “gli unti del Signore” fallivano miseramente.

Un caso clamoroso  fu quello di Triora dove, nel 1587 a seguito di una carestia numerose donne furono accusate di stregoneria e molte di loro poi uccise: erano quasi tutte levatrici, ostetriche, erboriste e guaritrici. Questo è un esempio clamoroso ma tante furono le donne sacrificate sull’altare dell’ignoranza, della paura e della ferocia:  Alice Kyteler, irlandese di Kilkenny, la prima donna processata dopo l’emanazione della bolla papale di Giovanni XXII che aggiungeva la voce “stregoneria” alle eresie, accusata di molti crimini, condannata ma mai catturata grazie  a degli appoggi famigliari e alla sua fuga probabilmente in Inghilterra. Gabrina di Reggio Emilia il cui nome era stato consegnato addirittura alla damnatio memoriae cioè  completamente cancellato da tutti i registri, Floretta Thais ebrea accusata di aver ucciso una donna cattolica che stava per partorire; Marietta una donna di Noale accusata proprio di abuso delle professione medica. Tutte queste donne e molte molte altre erano perfettamente inserite nel tessuto societario del loro tempo, erano credenti e anzi utilizzavano le formule d’incanto a sostegno delle loro cure per invocare Dio o la Vergine in sostegno ad aiuto al malato. Questo è un piccolo estratto del processo a Gostanza da Libbiano: “… madre di misericordia, Vergine santa, rivelate a queste persone la verità. …Qual R. signor Vicario visto stare sulla negativa et negare quello ha detto l’altre volte, commesse squotersi il canapo et così si fece …interrogata che dica la verità, dixe misericordia, misericordia, più et più volte.” I riferimenti sacri di Gostanza sono quelli canonici e riconosciuti, nessuna negazione della religione corrente o alcun riferimento ad altre divinità.

Ma quindi le streghe erano tutte buone? Davvero non c’erano donne malvagie che avevano per lo più  interesse a fare del male? Certamente no, tra queste donne, alcune veramente avevano come unico scopo danneggiare gli altri, o per interesse personale o per lucro. Un esempio su tutti, la  marchesa di Brinvilliers che uccise con il veleno un certo numero di parenti e diverse altre persone prima di essere scoperta, sono però  casi sporadici rispetto a tutte le donne condannate ingiustamente e destinate quasi tutte ad una fine tragica.

La maggior parte di coloro che vennero definite “streghe” avevano il solo scopo di aiutare chi soffriva, sostituendosi a medici indisponibili per le classi deboli della società, pagando un prezzo molto alto per questa loro predisposizione all’aiuto e all’accudimento fuori dal nucleo famigliare che era l’unico che fosse loro consentito.

Il morso dell’Inquisizione e dei tribunali si attenuò dopo aver raggiunto l’apice attorno alla metà del XVII, a quel punto l’intensità della caccia alle streghe cominciò a declinare: una maggiore stabilità politica degli Stati e nella società, il venir meno delle epidemie di lebbra e di peste hanno probabilmente contribuito al mutamento dell’atteggiamento delle popolazioni verso la stregoneria. Dopo il 1700 i processi contro le streghe verranno celebrati in ristrette aree d’Europa, e tra la fine del secolo e l’inizio dell’ottocento il reato verrà abolito in tutto il Continente lasciando come eredità un pesantissimo contributo in vite umane.



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