Interviste TSD

L’intervista di TSD – Adriana Assini

Oggi sul blog di TSD abbiamo il piacere di ospitare Adriana Assini, che ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato. Prima di iniziare con le domande, conosciamola meglio… Adriana Assini, scrittrice e acquerellista romana, ha al suo attivo dieci romanzi storici e numerose mostre in Italia e all’estero. Tra i suoi romanzi, Le rose di Cordova – storia di Giovanna I di Castiglia, detta La Pazza – è stato oggetto di tesi di laurea; tradotto e pubblicato in Spagna; adottato come lettura obbligatoria dall’Università di Oviedo (Asturias). Con Sogni diVini ha vinto il Premio Cesare Pavese nel 2006, e dal 2017 parla spagnolo, Sueños diVinos. Un caffè con Robespierre (2016) ha ricevuto il premio Unicorno di Rovigo per il miglior romanzo storico e il II° premio dell’Iguana, patrocinato dall’Istituto Filosofico di Napoli e dall’Associazione Eleonora Pimentel. Nel luglio 2015, l’Università di Siviglia ha dedicato un convegno di due giornate all’intera sua opera, poi oggetto di due tesi di dottorato in Spagna, nel 2014 e nel 2017, e di un master in Grecia (Università di Salonicco). I suoi acquerelli– esposti a Madrid, Londra, Bruxelles, Roma, Siviglia, ecc. – illustrano la copertina di oltre cinquanta testi di saggistica, italiani e spagnoli. Qual è stato il primo libro che ricordi di aver letto e quale ha dato l’impronta più forte per il tuo stile di scrittura? Resurrezione di Tolstoj, un regalo ricevuto in occasione della prima comunione. Immagino che il titolo abbia tratto in inganno l’ignaro donatore. Fu comunque importante perché segnò il passaggio dalla lettura delle favole alla narrativa per adulti. Un romanzo che mi colpì molto per intreccio narrativo, stile, profondità di pensiero fu Memorie di Adriano della Yourcenar, che è anche la mia scrittrice preferita. Hai la possibilità di cenare con un personaggio storico (o con uno scrittore del tempo che fu): chi sarebbe e cosa vorresti chiedergli? Se donna, cenerei volentieri con Eleonora d’Aquitania, nel refettorio dell’abbazia di Fontevrault, dove finì i suoi giorni. Le chiederei di parlarmi delle sue corti d’amore e dei trovatori che le frequentavano; della sua fatica di essere una donna libera, anticonformista ed eccezionale in quei tempi lontani. E vorrei sapere dalla sua bocca qualcosa di più su Riccardo, il figlio tanto amato che gli morì tra le braccia e che passò alla Storia come Cuor di Leone. Se uomo, sceglierei invece Giordano Bruno, chiedendogli il sacrificio di rivivere per me la sua ultima notte, in attesa del rogo, mettendomi a parte dei più suoi intimi pensieri, delle sue emozioni più nascoste, svelandomi il segreto che alimentava il suo coraggio e la sua forza. Qual è il momento della giornata che preferisci dedicare alla scrittura, se ne hai uno in particolare, oppure ti affidi all’istinto e all’estro? Gli appunti li prendo ovunque e su qualsiasi pezzo di carta, ma per scrivere aspetto d’essere a casa, senza orario. Ti è mai capitato il cosiddetto “Blocco dello scrittore”? Soffro di un problema contrario: la smania di scrivere tre romanzi alla volta…Ogni tanto mi richiamo all’ordine e la “bulimia letteraria” rientra. Per un po’. Partiamo dal principio: come inizi la stesura di un tuo libro? Scrivendo romanzi storici, ho già chiaro il susseguirsi degli eventi, si tratta soltanto di scegliere come raccontarli, di quale taglio dare alla narrazione. Le variazioni in corso d’opera sono sempre possibili, oltre che auspicabili. Quanto conta per te l’immedesimazione dello scrittore con i personaggi delle sue storie? E se conta, è sempre solo con il protagonista o anche con i comprimari? Scelgo sempre personaggi nei quali riesco a calarmi dentro, “anima e corpo”. Per riuscire a farne un ritratto efficace, devo poterne intuire i pensieri, sentirne il respiro, condividerne dubbi, contraddizioni e timori, amori e rancori. Seppure con sfumature diverse, lo stesso discorso vale per le figure secondarie, visto che ognuna di loro ricopre un ruolo ben preciso all’interno della storia e, di conseguenza, concorre a pieno titolo alla sua buona resa. Parlando del tuo ultimo romanzo “Giulia Tofana, gli amori e i veleni”, come hai scelto di dedicare un libro a questa donna? Cosa ti ha colpito in lei e nella sua storia? Per me, che ho sempre avuto a cuore le battaglie tese a ottenere un’autentica parità dei diritti tra uomini e donne, Giulia è stata una scelta obbligata. Ritengo che farsi paladina delle figlie di Eva in pieno Seicento, con il Tribunale dell’Inquisizione dietro alla porta, abbia quasi del prodigioso. Ciò che più colpisce – e ferisce – è che a distanza di quattro secoli dai fatti narrati nel romanzo, ci vediamo ancora costretti a confrontarci con l’odioso fenomeno del cosiddetto femminicidio, senza aver trovato una valida soluzione in alternativa a quella, drastica ed estrema, proposta dalla fattucchiera palermitana. Leggendo di Giulia Tofana ci si stupisce a pensare come una donna come lei, un’assassina se vogliamo, possa essere stata, al contrario, una paladina delle donne. Chi è Giulia Tofana e cosa ha rappresentato? Nella Palermo sotto il giogo spagnolo, Giulia figurava fra “gli ultimi della terra”. Povera, analfabeta, sola – ma non vinta – in un primo tempo usò per fini ignobili il frutto del suo ingegno, un portentoso veleno che riscosse sinistro successo per secoli. In seguito, però, approdata nella Roma barocca di Urbano VIII, qualcosa di importante cambiò nella sua vita e nella sua mente, e allora mise la sua pozione al servizio di una causa giusta, vendendola soltanto alle donne che subivano offese, abusi e violenze da parte di mariti che non le amavano e che non avevano scelto. Giulia, Frate Nicodemo e Manfredi; a volte anche il cuore deve scendere a compromessi, non è così anche per la nostra protagonista? Al compromesso si sottraggono soltanto gli spiriti più coriacei, per tutti gli altri è l’unico mezzo per uscire da un vicolo cieco; perdere poco e non tutto; privarsi di una cosa per potersene tenere un’altra…Per Giulia l’amore, quello vero, arriva presto ma non è alla sua portata, e siccome ha i piedi ben piantati sulla terra, rinuncia alle chimere (Manfredi) e sceglie di accontentarsi, prendendo non ciò che vorrebbe ma ciò che può ottenere (fra Nicodemo). Grazie Adriana per essere stata con noi! Se siete interessati ad approfondire la conoscenza dei suoi libri, vi lasciamo i link d’acquisto. Alla prossima intervista di TSD!   Giulia Tofana. Gli amori, i veleni                   Le rose di Cordova               Un caffè con Robespierre         
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